Ventimila Leghe

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Partecipanti individuali

Cosa dicono di Noi

Cosa dicono di noi

Come prima lettera ci sembra doveroso inserire quella
di Nino Bignami, ex deportato nel Campo di Concentramento di Kahla


"Cari Amici,
prima di tutto un ringraziamento per il bellissimo viaggio (inaspettato), e per la Vostra affettuosa amicizia che porterò sempre con me.
Ormai da anni parlavo di ritornare su quei luoghi, ma purtroppo la disgrazia che mi ha colpito l'anno scorso (come già tutti Voi sapete)
aveva allontanato il mio/nostro sogno. Poi come un fulmine a ciel sereno la Piera ha cominciato a riparlarne ed è grazie a Lei se sono potuto
ritornare a Kahla.
Rivivere quei posti dopo 63 anni è stato veramente emozionante, mi sono riaffiorate alla mente tutti i minimi particolari da tempo dimenticati e, quei luoghi,
(la fossa comune che ora è cimitero, il fiume, il castello, e l'immensa pineta) ricordi di tanta sofferenza, ora sono bellissimi.
Un'altro particolare che mi ha molto colpito è stata l'accoglienza del sindaco di Kahla.
Vi saluto tutti con un abbraccio, e comunque non potrò dimenticare molto facilmente la favolosa esperienza.
Ciao NINO."

Cinzia
Ragazzi siamo testimoni di quanto l'uomo può distruggere ma,
fortunatamente, pensando a noi, anche di quanto l'uomo può costruire.
CONTINUIAMO A TENERCI PER MANO
Un forte abbraccio a tutti

Daniela
Bentornati cari Ventimilaleghi!
mi sento parte di un coro ...e un coro di voci identiche non avrebbe
senso...
davvero il desiderio che ho ora è che queste sensazioni restino con me
nel futuro, dando frutti.
Un piccolo frutto che mi è germinato,che sento intimo, ma che voglio
condividere con voi è stato un semplice sms ai miei genitori in cui gli ho
scritto di come quest'esperienza cancelli le futilità dal cuore e riporti al
centro le priorità: quindi di volergli bene, e di essergli profondamente
grata per tutto. Gratitudine, amore per le proprie radici (e a volte anche
il "perdono")come chiavi per una pace e una libertà davvero profonda
con sè e di conseguenza con gli altri...
Accogliere e condividere... e m'impegno nel farlo ora e qui nel mio
piccolo..con le persone che entrano in negozio più per essere accolte e
ascoltate che per acquisti, (anche con quelle che vorrei che uscissero
subito..aaa)...perchè la routine quotidiana s'impregni del senso del ns
viaggio.
un altro forte abbraccio circolare...

Demetrio
E' venuto a trovarmi in ufficio Ettore, mi ha regalato le fotocopie di una
serie di disegni di un ex deportato francese. Me li ha raccontati,
descritti, insieme a vari pezzi della sua storia e di quella che gli hanno
narrato altri ex prigionieri. C'ho ancora le lacrime che sgorgano...
La vita è bella, davvero

Fabio
Dolore, emozione, e ricordo. Immaginazione, racconto, e liberazione.
Affetto, libertà, e ringraziamento.
Questo, e tanto altro ancora, sono la visita al Castello di Harteim, al
sotto campo di Guses, e al campo di Mauthausen.
Un viaggio per onorare chi è stato torturato e ucciso, alla ricerca
dell’anima, della belva che è dentro di noi, delle radici sulle quali si fonda
la nostra comunità civile. Quattro giorni utili per ristabilire l’ordine dei
valori nella vita.
Erano diversi anni che pensavo di andare a vedere cosa l’uomo è capace
di fare, da tempo mi impegno nel ricordo dei partigiani, però non avevo
mai avuto il coraggio di farlo. La pigrizia di affrontare un simile viaggio
da solo, di pianificare una vacanza per andare a vedere l’orrore, avevano
sempre prevalso. E quando si è presentata l’occasione ho avuto parecchi
timori, per cui ho dovuto superare la paura e insistere con me stesso per
andare quattro giorni a capire, come ha scritto Pietro Calamandrei, “dove
è stata scritta la Costituzione”.
Quattro anni fa, casualmente, mi era capitata una simile esperienza
mentre mi recavo a raccontare per Radio Popolare una manifestazione
contro la realizzazione di una cava per l’alta velocità ferroviaria in Val di
Lemme, provincia di Alessandria al confine con la Liguria, che avrebbe
anche comportato la privatizzazione del locale acquedotto. Cercando di
raggiungere la località della protesta, subito dopo essere uscito
dall’autostrada dei Fiori, a Serravavalle Scrivia trovai un cartello “Onore
ai caduti della Benedica”, e poi innumerevoli indicazioni, conoscendo la
storia della zona capii che si trattava di una strage di partigiani. A
Voltaggio sbagliai strada e iniziai a salire tra le montagne del Parco delle
Capanne di Marcarolo, da quel bivio errato i cartelli si infittirono fino a
quando non trovai il luogo della strage e l’adiacente santuario.
Era una calda e secca giornata della seconda metà di settembre, il luogo
bello, l’aria leggera e profumata, un misto tra quella di montagna e del
mare poco distante. Il contrasto tra la sensazione di benessere dei rilievi
che formano bassi canyon, il tentativo di capire come potessero essere
state le vite e le scelte di quei centoquarantasette martiri, ma anche dei
loro assassini, mi provocarono una vertigine che mi passò del tutto dopo
alcuni giorni. Per la cronaca la Strage delle Benedica avvenne tra il 7 e
l’11 aprile del 1944 a Bosio, ed è una di quelle meno conosciute, la sue
efferatezza è pari a quella delle tante, anch’esse meno conosciute al di
fuori dei luoghi di svolgimento, avvenute sulla Linea Gotica su criminale
decisione dell’esercito tedesco in ritirata.
Sesto, Milano sono altri luoghi della Resistenza che onoro, ma l’ordinario,
giustamente, ci avvolge e fa prevalere il quotidiano vivere.
Andare nei campi di sterminio a onorare i perseguitati politici, coloro che
ebbero il coraggio di dire no alla barbarie, è stato davvero un altro
passo per vedere, capire, rendere omaggio alla nostra Carta
Fondamentale, e alle persone che l’hanno scritta spesso senza poterla
neppure vedere, né tanto meno goderne i diritti.
E’ stato umanamente intenso notare diverse generazioni che si
confrontano con questi ideali, con tale memoria. C’erano alcuni ex
deportati (indimenticabile il garbo delle parole, la commozione, l’allegria,
la tristezza, e la loro forza a oltre sessant’anni dalla fine del Terzo
Reich e del Nazifascismo), i loro figli, i loro nipoti, musicisti, militanti
politici, insegnanti, studenti, amministratori pubblici, insomma le persone
che formano la comunità civile, la società.
Queste persone per quattro giorni hanno cercato insieme, e trovato, mi
permetto di affermare, le proprie radici e le ragioni per stare insieme in
Italia, in Europa (l’Ue è nata proprio all’indomani della fine della Seconda
Guerra Mondiale) e nel Mondo. La diffusione della memoria è un dovere
ed è la migliore difesa dei diritti che abbiamo e che dovranno esserci. La
nostra Costituzione è granitica nei valori e dinamica nella loro
declinazione, è stata pensata per essere aggiornata per le libertà civili
delle generazioni presenti e future, che tutti dobbiamo

Laura
Care amiche, amici, sono partita per questo viaggio con parecchi timori
perché avevo paura di non riuscire a sopportare l'onda di emozione che
inevitabilmente sarebbe arrivata. E senza neanche la pacca sulla spalla
del mio amico robbè, per giunta.
E invece grazie a voi (compianto assente compreso) ogni paura è
scomparsa; è rimasto un turbinio così forte - violento - di vita e morte,
dolore e affetto, che mi fa sentirvi così vicina, nella commozione e
nell'idiozia (altro che 'salute e malattia', mi fanno un baffo!).
Cosa posso dirvi? Intanto sono felice di sapere che la prossima volta che
vi vedrò potrò brindare a suon di vino, così da mettermi finalmente alla
pari del vostro tasso weiss-alcolico.
Abbracci a suon di musica che viaggia (guru, quante ne sai)

Roberto
Amici, compagni, fratelli, partigiani e anche quel pirla del mio socio,
ieri sera quando sono venuto a prendervi e mi avete abbracciato mi sono
quasi commosso e il resto della
serata da un lato mi ha fatto venire ancor più nostalgia per le atmosfere
uniche del pellegrinaggio;dall'altro ha contribuito a rendermi partecipe
delle sensazioni e delle emozioni che avete vissuto.
Vi ringrazio molto dell'accoglienza, e delle birre, perciò.

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